SANTUARI
SANTUARIO
DELLA MADONNA DELLE GRAZIE DI SAN MARTINO SOPRA GRIANTE
Cenni
Storici
L'edificio
è composto da tre parti ben distinte e costruite
in epoche visibilmente diverse, facilmente riconoscibili.
Le parti più antiche risalgono all'epoca Romana.
Si ritiene, infatti, che i Romani avessero costruito
su questa altura un posto d'osservazione con torretta
d'avvistamento ed annesso, verso sud, ed una casetta
per i soldati, verso nord. A riprova di questo, durante
alcuni lavori di restauro, sono stati ritrovati alcuni
reperti archeologici ed alcune monete d'oro d'epoca
romana, ora custoditi presso il Museo Archeologico di
Como. In epoca successiva, i due fabbricati furono unificati
a formare il nucleo arcaico della Chiesa, come doveva
apparire all'epoca della visita pastorale del Vescovo
di Como nel 1593. È presumibile che dopo il ritrovamento
della statua lignea della Vergine col Bambino, avvenuta
tra il 1628 ed il 1630, la parte centrale dell'abside
venisse abbattuta e fosse costruita una nicchia dove
collocare il simulacro della Vergine. Solo più
tardi fu aperta la porta della casetta a nord ed edificato
il portico di facciata. Nel 1805 la chiesa fu ampliata
per accogliere i sempre più numerosi fedeli.
Da quel tempo la chiesa fu più volte restaurata
lasciando, però, inalterato l'aspetto strutturale
ed architettonico.
La
leggenda
Si
narra che al tempo della grande peste (1628 - 1630),
descritta dal Manzoni nei Promessi Sposi, un giorno,
una fanciulla di Griante si recò sul poggio di
San Martino a pascolare le sue pecore. Forse in cerca
di erbe e radici, o forse nel tentativo di recuperare
una della sue pecorelle sfuggita alla sua sorveglianza,
la fanciulla entrò in una grotta di difficile
accesso e, con grande sorpresa a meraviglia, vi trovò
la statua lignea della Beata Vergine. Non appena si
riebbe dallo stupore ed eccitata dalla scoperta, la
ragazza ritornò correndo al paese a portare la
grande notizia che si sparse fulminea tra la gente.
I Griantesi, in massa, si recarono sul poggio di San
Martino, alcuni uomini entrarono nella grotta e recuperarono
la statua della Madonna. Nessuno, nemmeno i più
anziano tra di loro, aveva mai sentito parlare di quel
simulacro, perciò quella scoperta fu ritenuta
miracolosa. Dopo un breve consulto, fu deciso di trasportare
la statua nella chiesa Parrocchiale perché tutti
potessero vederla e venerarla. Tra canti e preghiere,
in processione la statua fu trasportata a valle e collocata
nella chiesa. La leggenda vuole che, nottetempo, la
statua misteriosamente ritornasse sul poggio di San
Martino, non più nella grotta tanto difficile
da raggiungere, ma in una posizione dominante il paese
sottostante e il lago di Como. L'evento fu ritenuto
miracoloso ed interpretato dai fedeli come il manifesto
desiderio della Vergine che in quel luogo fosse edificata
una chiesa che proteggesse il simulacro. La chiesa fu
costruita e la statua fu collocata in una nicchia ricavata
sopra l'altare. Documentazioni storiche, tuttavia, testimoniano
origini assai diverse e molto più antiche.
IL
SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DEL SOCCORSO E IL SACROMONTE
DI OSSUCCIO
Cenni
storici
Nel
1500, il ritrovamento casuale di una statua marmorea
attribuita alla Beata Vergine (forse opera di un maestro
Campionese del 1300, o forse di epoca romana) indusse
gli abitanti di Ossuccio a costruire una prima cappella
per custodire l'effige nel luogo del ritrovamento. La
devozione popolare, che attribuiva alla statua poteri
miracolosi, si sparse rapidamente nei paese vicini e
l'afflusso sempre maggiore di fedeli rese necessaria
la costruzione di una vera chiesa nel 1537. Nel secolo
successivo, seguendo la nuova usanza della costruzione
dei Sacro Monti che andavano diffondendosi nella regione
Insubria (Prealpi Piemontesi, Lombarde e del Canton
Ticino), fu progettato un percorso al Santuario lungo
una strada che da Ossuccio giunge alla chiesa corredato
con 14 cappelle dei Misteri del Rosario. La costruzione
delle cappelle ebbe inizio nel 1635 e, dopo una interruzione
dei lavori dovuta a ragioni economiche, riprese tra
il 1663 e il 1688 per essere ultimata durante il primo
ventennio del 1700. Contemporaneamente fu ampliato il
Santuario e nel 1719 fu eretto il campanile. Le 14 cappelle
del percorso custodiscono statue policrome in gesso
e stucco a grandezza naturale che rappresentano la vita
di Gesù e sono disposte lungo un ampio sentiero
in acciottolato che parte poco più a monte della
strada Statale Regina. La quindicesima ed ultima stazione
dei Misteri è il Santuario stesso. La maggior
parte delle statue furono eseguite da Agostino Silva,
mentre gli affreschi all'interno delle cappelle sono
attribuite a Francesco Torriani, Carlo Gaffuri e Gian
Paolo Recchi. Più problematica è l'attribuzione
dell'intero progetto del Sacri Monte che potrebbe essere
attribuito sia a Agostino Silva, sia all'eremita Svizzero
Fra Timoteo Snider che visse per molti anni presso il
Santuario.
La
leggenda
Gli
storici del Santuario, e fra questi Cesare Cantù,
fanno risalire il ritrovamento dell'effige marmorea
della Vergine ad una pastorella sordo-muta. Si narra
che un giorno, una fanciulla che conduceva il suo gregge
a pascolare sui monti sopra Ossuccio, per liberare una
delle sue pecore che era rimasta impigliata tra i rami
di un cespuglio, in una piccola grotta nascosta dalla
vegetazione trovò la statua della Madonna. Sopraffatta
dall'emozione, la pastorella raccolse l'effige e corse
giù in paese perché tutti potessero vedere
la bellezza di quella statua. Giunta a casa, la ragazza
che era nata sorda e muta, tra la meraviglia e lo stupore
di tutti, prese a narrare come e dove aveva trovato
la statua. Si gridò al miracolo e nell'entusiasmo
della misteriosa guarigione della fanciulla, fu deciso
di collocare il simulacro nella chiesa del paese. Si
dice che nottetempo l'effige miracolosamente ritornasse
nel luogo dove fu ritrovata. Di fronte alla palese intenzione
della Beata Vergine di non lasciare il monte, fu deciso
di erigere in quel luogo una cappella per proteggerla
dalla intemperie e un secolo più tardi fu costruito
il Santuario.
Altri
storici affermano che l'effige facesse parte delle cose
sacre che furono portate in salvo dagli Isolani quando
l'Isola Comacina fu distrutta ed incendiata ad opera
dei Comaschi nel 1169.
Antonio
Balbiano, uno storico locale, fa risalire la statua
marmorea ritrovata nel 1500 all'epoca romana. Storicamente,
al tempo di Plinio il Giovane, che possedeva due ville
qui nel centro lago di Como, una a Lenno ed una a Bellagio,
sul monte sopra Ossuccio sorgeva un tempio dedicato
a Cerere. Per contenere il sempre crescente numero di
fedeli che giungevano a rendere omaggio alla dea durante
le feste a lei dedicate che si celebravano alle idi
di Settembre, lo stesso Plinio, come risulta da una
sua lettera, ordinò all'architetto Mustio di
Como di ampliarlo. Purtroppo, nulla è rimasto
di quell'epoca salvo alcuni rocchi di colonna della
villa di Plinio, ora la Museo Archeologico di Como.
Antonio Balbiano, descrivendo il ritrovamento della
statua marmorea riferisce: "... rovistando su per
la montagna dove gli abitanti di Ossuccio e Spurano
sogliono passare l'estate, pare che fossero proprio
essi i primi a trovare un'effige in sasso mutilata,
e credendola una Madonna acconciarono una testa ad un'altra
che figura il bambino, qual si vede ancor oggi, e cominciarono
a venerarla in una chiesuola costrutta a loro comodo
lassù per la stagione che vi passano". Forse
tutto questo è fantasia, tuttavia, ancora oggi
si celebra la festa della Beata Vergine del Soccorso
il giorno 8 Settembre, proprio come quando sul monte
sopra Ossuccio vi era il tempio dedicato alla dea romana
Cerere.
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